giovedì 28 febbraio 2008

Perchè saremmo e saremo...

Ieri pensavo che avrei voluto dedicare un post al Festival, per sentirmi un po' più italiano.
(comincio già pesante...)

Avevo anche trovato, nel corso della giornata, gli elementi giusti per metaforeggiare come mi piace tanto fare, per parlare di Sanremo in quanto specchio della kermesse Italia. Finalmente avrei avuto il mezzo ideale per esprimere tutti i miei dissensi, le mie aspre critiche, le mie pessime opinioni sul concorso canoro, non limitandomi più a rimanere con un'espressione del viso tra lo schifato e il rassegnato davanti al televisore. Ogni anno.
Ah, perchè sia chiaro: io una sbirciata al Festival la do sempre, qualche volta lo guardo ancora. Strano, se si considera che musicalmente, anzi forse è meglio dire qualitativamente, è quanto di più lontano esista dal genere di musica che a me piace ascoltare. Ma io con Sanremo ci sono cresciuto. Io registravo le canzoni da Radio1 su cassetta per poi riascoltarmele nei giorni seguenti, togliendo quelle che non mi piacevano. E le esibizioni live che consideravo particolarmente riuscite o particolarmente "storiche" me le conservavo con cura. Ed io andavo a letto a notta inoltrata per seguire i dopofestival, fregandomene di avere la sveglia pronta a risuonare all'alba per andare a scuola, per sentire i cantanti raccontare i loro brani, rispondere alle critiche, riaccennare pezzi di canzoni senza la pressione dell'Ariston. E ne parlavo con mia mamma, e ci si scambiava le opinioni sui testi, sulle musiche, sulle interpretazioni. E si scommetteva sui vincitori, sui premi delle giurie. E azzeccavo sempre il premio della critica, perchè era sempre il brano che a me piaceva di più. E si vedeva il giorno dopo Domenica In, con la puntatona speciale dallo stesso teatro e con gli stessi cantanti in versione informale. E si rideva con quelli che già cantavano in playback, e lo facevano già male.

Quindi per me Sanremo è tradizione, è come la festa di paese: ormai non vado più a passeggiare nella piazza colma di bancarelle ed andirivieni, a comprare nucedde e lupini e fermarmi ad ascoltare il tizio che vende i piatti col microfono appeso al collo: ma quando con la macchina passo (passavo) dal fondo della piazza... rallento, allungo il collo. Quasi a voler ritrovare me ragazzino in mezzo a quella gente.

Io, quindi, al Festival di Sanremo sono affezionato per davvero. E mi prendo per questo tutto il diritto di criticare ciò che lo ha reso obsoleto, noioso e falso. Ed ero già lì a pensare a quali aspetti attaccare per primi, su quali potevo affondare il colpo, su quali ancora dovevo chiudere un occhio.
Poi torno a casa e su internet leggo la dichiarazione di Baudo:

"Scazzottiamoci, prendiamoci a sputi in faccia, così fottiamo il pubblico, lo imbarbariamo e avremo un'Italia di merda".
"E' lo scandalo che fa l'evento"

OHHHH!!! Finalmente!
Qualcuno che vale davvero, che ha un peso televisivo e che riesce a rendersi conto di una grande verità, di un concetto che da anni sostengo e mi sforzo di far capire ai miei interlocutori: la televisione italiana, QUESTA televisione italiana, col suo penetrante potere comunicativo sta distruggendo il valore di questo popolo e di conseguenza di questa nazione. Come dice Giorgio Bocca (citato dallo stesso Baudo): "abbiamo inventato l'italiano medio per giustificare le nostre mediocrità."
Dopo qualche secondo di eccitazione, mi accorgo però del grande paradosso. Le ha dette il Pippo nazionale quelle parole...? Le ha dette lui...? E con quale faccia?!

Tralascio volontariamente tutto il resto dell'assurdo che si può trovare in televisione a qualsiasi ora del giorno e focalizzo l'attenzione solo ed esclusivamente su questa kermesse televisiva.

Perchè questo è diventato tritemente il Festival da molti anni ormai: una trasmissione. Nulla di più. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che il momento più atteso di tutta la gara è quello del mattino dopo la prima serata, quando escono i dati Auditel. Ed in base a questo divino segnale tutto può cambiare: si rivoluzionano scalette, si accorciano gli interventi, si spostano gli ospiti, si eliminano i ritornelli o le seconde strofe. Tutto in nome degli ascolti. E lo stesso Baudo, scuro in volto, si affida addirittura alla sua fede dichiarando martedì mattina:

"...dopo vado in Chiesa... sperando in un'inversione di tendenza..."

Baudo non mi è mai stato simpatico, ma non lo detesto. Lo guardo e basta. Ma in questo caso lo considero semplicemente uno dei maggiori responsabili del deterioramento qualitativo del concorso sonoro più importante d'Italia. Dopotutto ha condotto lui la maggior parte delle edizioni recenti, ma soprattutto ha diretto la parte artistica di quella che è diventata la più insensata trasmissione italiana dopo Miss Italia. E' riuscito, lui insieme ad altri, a rendere il festival di Sanremo falso, banale, scontato, ridicolo, televisivo, noioso, monotono e mediocre. E' colpa anche sua se la MUSICA è diventata meno importante della scelta delle vallette, della scenografia, delle scene comiche, degli ospiti internazionali, se è passata da protagonista a semplice intermezzo tra stronzate. E potrebbe anche essere colpa sua se la qualità dei brani in gara è di un livello imbarazzante (non si sa quasi mai chi viene eliminato nelle selezioni). E soprattutto è proprio lui ad essere in malafede nella questione Bertè, perchè ha ammesso di sapere che il brano era stato adattato ad una struttura musicale già esistente. E fu proprio lui a farla ancora più grossa, quando diventa protagonista di una pagliacciata in diretta nazionale, fingendo di convincere il povero Pino Pagano, nel Sanremo del 1996, a non buttarsi dalla galleria dell'Ariston, salvo essere tradito qualche giorno dopo dallo stesso Pagano (che evidentemente incassa furbescamente due volte) ai microfoni di Striscia la Notizia a cui svela la combine.

Troppo facile. Troppo facile e vergognoso e umiliante guardarsi intorno, come fa Del Noce (lui si che lo detesto), dichiarando di aver perso punti perchè Chi l'ha visto? parlava di un caso nazionale (?!) o perchè Grande Fratello escogita un modo per strappare ascoltatori.

Il Festival di Sanremo è superato. Superata la sua musica, il suo regolamento, la sua struttura, le sue scenografie, le orribili grafiche. Superata quanto chi pensa che Sanremo è ancora seguito e conosciuto nel mondo come ai tempi d'oro.
La musica italiana non è quella. Quella è solo la parte commerciale, svenduta, mediocre.
Basta vedere una puntata del Dopofestival per accorgersi, se non si è bravi di proprio a farlo, di quanto bassa sia la qualità delle canzoni in gara. Dove gli Elio e le Storie tese dopo aver ridicolizzato un testo o un'interpretazione di un artista riescono a reinventare i brani in maniera sarcastica accrescendone involontariamente anche il valore! (colgo l'occasione per fare il mio inchino al loro genio).

Io qualche idea per cercare di far rinascere questa manifestazione ce l'ho da diversi anni ed è la prima volta che la rendo pubblica. Basterebbero, secondo me, pochi passi:

1) allontanamento dalla televisione per almeno 5 anni con dirette solo ed esclusivamente via radio;
2) direzione artistica affidata a gente di valore (con tutto il rispetto, Baudo non può avere le competenze necessarie in materia) e soprattutto musicalmente più giovani di Tony Renis... Qualche nome? I primi che mi vengono in mente: De Piscopo, Pagani, Lindo Ferretti...
3) ringiovanimento dei conduttori, con facce nuove, fresche e preparate quali posso essere deejay o veejay di importanza nazionale e non;
4) eliminazione totale delle giurie popolari (ed ovviamente anche dello squallido voto da casa) con l'inserimento di una sola giuria di esperti, composta da almeno 30 membri, tra critici musicali, giornalisti del settore (veri! non quelli di TV, Sorrisi e Canzoni!), musicisti professionisti;
5) taglio quasi radicale di tutto ciò che non riguarda la gara sonora (balletti, squallidi sketch recitati male, ospiti stranieri e superospiti italiani);
6) presentazione accurata e tecnica dei brani (tempi, arrangiamenti, autori, etc.)
7) utilizzo della rispettabilisisma orchestra solo in casi davvero necessari;
8) riduzione dei tempi di messa in onda;
9) blocco unico dei cantanti in gara Campioni-Giovani;
10) coraggio di non piegarsi al volere delle case discografiche anche a costo di perdere la puntata speciale di metà settimana, dove gli artisti reinterpretano a piacere i loro brani con l'aiuto di altri artisti, talvolta neanche voluti da loro.

E ne avrei anche un'undicesimo, forse altrettanto importante: rinfoltimento floristico del palco, come ai vecchi tempi! Perchè Sanremo è Sanremo, e Sanremo è la città dei fiori.

Ed io ci sono pure stato, avevo 7anni: e posso confermare.

p.s.: Azzardo la previsione per il premio della critica: Tricarico o Eugenio Bennato. Possibile Max Gazzè come terzo incomodo.

venerdì 22 febbraio 2008

Ferro su ferro

Per la prima volta mi ritrovo a digitare su un bianco foglio elettronico mentre risalgo lo Stivale in treno. Un regionale ovviamente vecchio e maleodorante che mi accompagnerà fino a Napoli dove mi aspetta un suo simile molto più evoluto, molto più veloce, molto più costoso. E’ anche la prima volta che inserisco su questo mio giovane blog un post che parla in maniera relativamente esplicita del suo autore, o meglio, dei pensieri di lui. Perchè viaggiare da soli per nove ore è sempre una buona occasione per stare da soli. Per chi poi, come me, nasce malinconico e con una sorta di eccitante predilezione per la tristezza, poter guardare il mondo che scorre al di là del finestrino di un treno in corsa significa viaggiare: con la mente. E come ogni volta ho i miei 2 libri pronti nella seconda tasca più pratica del bagaglio (nella prima c’è materiale per soddisfare la fame e che come sempre non consumerò totalmente perché la necessità di mangiare che ho, durante il viaggio, è sempre di molto inferiore alle calorie che mi porto appresso, impacchettate), sempre almeno due perché devo poter scegliere. Non sia mai che mi ritrovo miracolosamente con il morale predisposto al sorriso ed ho a disposizione solo Banana Yoshimoto. Ma non li ho ancora aperti, come capita spesso, perché i libri in fondo ti fanno compagnia ed io voglio rimanere da solo a guardare il finestrino.
Poi succede che arrivi a Battipaglia ed il vociare dei passeggeri, ora più caotico, ora con sfumature dialettali, ora con altre medio-orientali, comincia ad avvolgerti inesorabilmente. Ho anche il lettore mp3, non mi faccio mancar nulla neanche io nell’era tecnologica. Potrebbe essere la soluzione, in fondo l’ho comprato apposta. Ma poi ti rendi conto che la musica coprirebbe il vociare che non ti fa sentir solo ma che esso è essenza stessa di un viaggio. “Ferro su ferro, mondo nel mondo, fuori dal tuo finestrino”. La recito, nella mia testa, quasi fosse una filastrocca questa prima parte di un sms ricevuto dieci giorni fa nel rispettivo viaggio di andata (o di ritorno, non l’ho mai capito) e che ho imparato a memoria. E lo osservo davvero quel mondo lì fuori, tra un rigo ed un altro, e raccolgo particolari, colori e figure, lampi di luce, suoni che posso solo immaginare, pezzi di storie lontane. Ed a volte mi rendo conto che l’unico punto di contatto rimane solo quel ferro su ferro. Che emette stridii, fischi, monotoni e sonnolenti suoni ondulatori. Proprio gli stessi che sento nella mia testa.

Nocera Inferiore.

Fra un po’ si cambia. Forse.

venerdì 15 febbraio 2008

Sòna Zimba. Sòna ca ni pàssa.

Ho avuto il piacere di conoscere musicalmente Pino Zimba qualche anno fa.
Era il periodo nel quale, non ricordo bene neanche quale fu l'input, cominciai a documentarmi sul fenomeno della pizzica salentina. E fu proprio degli Zimbaria il primo mp3 che ascoltai. Folgorato. L'interesse crescente mi portò a vedere "Sangue vivo", il lungometraggio di Winspeare in cui non solo le musiche sono state scritte e musicate dagli Officina Zoe', suo gruppo, ma dove lui è addirittura l'attore principale.
Secondo me, se l'è cavata anche abbastanza bene nella recitazione. Dopotutto ha interpretato se stesso ed i dialoghi erano nella sua lingua madre!

Mi è sempre stato simpatico fin da subito, a pelle. Nonostante il suo aspetto un pò ombroso, le sue sopracciglia un po' diaboliche, l'immagine che mi trasmetteva era quella di una persona buona, di un artista semplice ma non per questo di secondo livello, di un uomo del Sud puro e carico d'energia. Energia capace di travolgere una piazza se passava attraverso la pelle di un tamburello. L'unico suo concerto che sono riuscito a vedere, a Grottaglie mi sembra, ce l'ho ancora vivo negli occhi e nelle orecchie: c'era un pubblico poco attento, poco entusiasta. Cercò di scuoterlo per un paio di volte, alla terza disse qualcosa al microfono di poco carino, un po' nel suo stile: era un modo per lanciare una sfida. Cominciò a battere come un dannato quella pelle tesa e nel giro di pochi minuti tutto cambiò. Il concerto finì verso la mezzanotte ma alle 3 del mattino c'erano ancora i gruppi che ballavano e suonavano davanti ai camioncini che vendevano panini e mieru. Tutti ubriachi, ovvio.

E' grazie a lui se oggi mi ritrovo ad avere anche io un tamburello appeso in camera e che mi ostino a suonare a mio modo. Un giorno imparerò.

Addio Pino.

sabato 9 febbraio 2008

Baustelle - "Il liberismo ha i giorni contati"

A breve scriverò la mia personale recensione dell'ultimo album di questo meraviglioso gruppo.
Per ora vi regalo il testo di uno dei brani più belli.


E’ difficile resistere al Mercato, amore mio. Di conseguenza andiamo in cerca di rivoluzioni e vena artistica. Per questo le avanguardie erano ok, almeno fino al ’66. Ma ormai la fine va da sé. E’ inevitabile. Anna pensa di soccombere al Mercato. Non lo sa perché si è laureata. Anni fa credeva nella lotta, adesso sta paralizzata in strada. Finge di essere morta. Scrive con lo spray sui muri che la catastrofe è inevitabile.Vede la Fine. In metropolitana. Nella puttana che le si siede a fianco. Nel tizio stanco. Nella sua borsa di Dior. Legge la Fine. Nei saccchi dei cinesi. Nei giorni spesi al centro commerciale. Nel sesso orale. Nel suo non eccitarla più. Vede la Fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo. Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà. E’ difficile resistere al Mercato, Anna lo sa. Un tempo aveva un sogno stupido: un nucleo armato terroristico. Adesso è un corpo fragile che sa d’essere morto e sogna l’Africa. Strafatta, compone poesie sulla Catastrofe.Vede la Fine. In metropolitana. Nella puttana che le si siede a fianco. Nel tizio stanco. Nella sua borsa di Dior. Muore il Mercato. Per autoconsunzione. Non è peccato. E non è Marx & Engels. E’ l’estinzione. E’ un ragazzino in agonia. Vede la Fine in me che spendo soldi e tempo in un Nintendo dentro il bar della stazione e da anni non la chiamo più.

(Amen - 2008)

giovedì 7 febbraio 2008

Tanto fumo e tutto nell'arrosto

Un mio amico, che ringrazio quì ufficialmente, mi ha mandato una e-mail segnalandomi un link fresco fresco che ora metterò a vostra disposizione:

http://canali.libero.it/affaritaliani/cronache/taranto070208.html?pg=1

Non aggiungo commenti, non è un articolo opinabile.E poi la mia è una situazione un po' scomoda, dato che quella grossa macchia nera visibile sulle mappe di Google Earth ha permesso, e permette tutt'ora, alla mia famiglia di mangiare.Però poi penso che in Germania le industrie siderurgiche, con l'aiuto dello Stato, adottano sistemi di abbattimento degli inquinanti e del controllo degli stessi perseguendo l’impatto ambientale zero.
E allora un po' m'incazzo.

martedì 5 febbraio 2008

Manipolazioni ad alta velocità

In Italia, si sa, informarsi è cosa ormai davvero difficile.

Ricorderete senz'altro la questione della Tav nel Piemonte e le difficili giornate di tensione vissute in Val di Susa qualche tempo fa. Uno di quei classici argomenti che agli inizi vengono tenuti nascosti perchè non se ne deve parlare, poi qualcuno ha il coraggio di presentarlo in maniera approfondita all'opinione pubblica ed allora vanno tutti dietro a sfruttare la scia del successo, della moda. E poi di colpo, silenzio.

So perfettamente che non si può parlare sempre delle stesse cose sui telegiornali per giorni interi, non si può scrivere degli stessi argomenti sulla carta stampata se prima non ci sono delle novità di rilievo. Ma preferisco di gran lunga non essere aggiornato piuttosto che leggere notizie che poi si rivelano vergognosamente false.

Alessandra Mangiarotti, perfetta esponente di quella neo categoria di giornalisti italiani dedita alla disinformazione ed anteposta a quella precedente ed ormai scomparsa alla quale appartenevano Biagi e Montanelli, ha scritto qualche giorno fa un articolo per il Corriere (si badi bene, non il notiziario del vostro quartiere) in cui riportava dichiarazioni di alcuni sindaci dei paesi in prima linea nella lotta contro la Torino-Lione. Non sono riuscito a cercare in rete l'articolo integrale, ma vi riporto quello che mi ha fatto scoprire questa buffonata, trovato su tgcom.it (si sa che all'idiozia e all'incopetenza è difficile mettere un freno):

No Tav,dietrofront dei manifestanti
"Basta marce, quel treno porta lavoro"
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo399275.shtml

L'articolo mi ha subito insospettito.
Così sono andato sul sito del Comitato No-Tav, dove ho trovato quello che volevo, sapevo ed un po' temevo di trovare:

Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana bassa Val di Susa e Val Cenischia smentisce l’articolo. «La giornalista che l’ha scritto ha fatto una personale ricostruzione delle mie parola. Di parte direi, e con un obiettivo ben specifico – dice – Ho risposto a domande precise, come quella in cui mi si chiedeva se fossero previste altre manifestazioni in Valle alla quale ho risposto che al momento non sapremmo come e contro chi manifestare perché stiamo cercando di fare emergere, dal confronto con l’Osservatorio, quelle che sono le nostre osservazioni e la nostra contrarietà a quest’opera. È esattamente quello stiamo facendo all’interno di un tavolo di confronto. Sulle questioni tecniche ho detto poi che noi siamo d’accordo al potenziamento della linea storica, al nodo di Torino, e che il tunnel non è la priorità, se ne discuterà nei prossimi 10-15 anni. La cosa molto brutta è che la giornalista ha fatto emergere la sensazione che in Valle tutti abbiano cambiato idea. Nessuno di noi ha cambiato idea. Chi era favorevole è rimasto favorevole, chi era contrario è rimasto contrario. Nell’articolo però si possono leggere solo le valutazioni di chi è favorevole, non c’è nessun contrario all’opera. Mi sembra una operazione un po’ squallida. Si vuole lanciare il messaggio che in Valle non esiste più l’opposizione alla Tav, cosa totalmente falsa. È una operazione molto brutta».
Dello stesso parere è il sindaco-atleta di Borgone, protagonista di una traversata a nuoto in solidarietà con i No Ponte nel 2006, Simona Pognant. «Non è che la valle ha cambiato idea. Una parte della popolazione queste cose le pensa da sempre. Una parte rimane a favore della Tav ma la maggioranza è contro quest’opera, come assolutamente contrari sono gli amministratori–dice–Un articolo del genere esce per dimostrare che oramai la Valle di Susa non è più un problema, che la Tav è stata accettata. Ovviamente non è così. È vero che noi ci sediamo con i nostri tecnici nell’Osservatorio, è vero che partecipiamo al Tavolo politico, ma questo non significa essere a favore e non significa neanche andare a capire come realizzare quest’opera. Non è cambiato nulla, da ieri, da sei mesi fa. L’unica cosa che è cambiata sicuramente è la possibilità di sedersi attorno ad un tavolo per spiegare le nostre ragioni e di vederle scritte su alcuni quaderni, appunto i quaderni dell’Osservatorio, convalidati da tutti».
Per Chiara Sasso: «La giornalista del Corriere della Sera la conosciamo da tempo, non è la prima volta che affonda in malo modo il coltello. Il giorno dopo la manifestazione contro le grandi opere del 14 ottobre 2006 a Roma aveva intervistato a suo modo il sindaco di Almese presentando una valle divisa e pronta a mediare. Che cos’è cambiato da allora? Oggi c’è meno fiducia [quasi nulla], l’eredità che lascia la sinistra dopo due anni di governo è un vuoto e una desolazione assoluta.
Anche per Giorgio Vair, assessore all’ambiente della Comunità montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia quell’articolo: «È sicuramente impostato male e poi se dobbiamo parlare anche del problema dell’occupazione, questo non c’entra con la Tav. Forse le gallerie, se dobbiamo usarle comunque perché le abbiamo ordinate, facciamo prima ad usarle sotto la città di Torino facendo la metropolitana seria e credibile che garantisca il trasporto per centinaia di migliaia di persone, eliminando allo stesso tempo gran parte del traffico urbano dalle strade cittadine»


Devo mettermi a discutere sul ruolo che secondo me dovrebbe avere un giornalista?

Molto più semplice: leggetevi la storia di Roberto Saviano (meglio ancora se leggete il suo libro Gomorra) e poi guardatevi un Porta a Porta. Se proprio trovate difficoltà a capire le differenze, c'è sempre il Tg4.

venerdì 1 febbraio 2008

La comunicazione ora è garantita

E' da tanti anni ormai che non guardo più la televisione. A occhio e croce, potrebbero essere 5 o 6. E' stato un distaccamento che agli inizi procedeva lentamente ma inesorabilmente e che poi ad un certo punto ha avuto un taglio netto. Un po' come mi è successo con il cattolicesimo, anche se in maniera meno critica.
Per un anno, il primo vissuto quì a Firenze, la tv non l'ho neanche avuta fisicamente. Ora, in questa mia nuova casa, ce ne sono due di dominio pubblico ma inutile dire che per me ormai è un elettrodomestico come la macchina del caffè o lo spremiagrumi elettrico: sai che ci sono, ma non li usi mai.
L'altra sera mi è successa una cosa strana. Mentre mi preparavo la cena, mi sono ricordato che mamma Rai (per me una prozia di quelle che ti stanno pesantemente sullo stomaco e che ti chiama col nome di tuo fratello) trasmetteva la partita di Coppa Italia, pardon, della Tim Cup tra l'Inter e la Juventus: ho acceso l'elettrodomestico da compagnia. Alla fine del primo tempo, disgustato ma non sorpreso dall'aver trovato ancora al loro posto Enrico Varriale e Carlo Paris a bordo campo, è partita la pubblicità. Con l'istinto puro dell'uomo moderno, quello dell'ascoltatore che un tempo fu, ho preso il telecomando ed ho cambiato canale. Ma... mi sono fermato un attimo e sono ritornato sugli spot: mi sono accorto che non li conoscevo. Con grande meraviglia e felicità, con la curiosità di chi va a vedere un film al cinema di cui tanto ha sentito parlare, mi sono fermato a guardare tutti quei consigli per gli acquisti. Per me, erano tutti nuovi! A parte quello in cui un cameriere dice "bella topolona" (non mi ricordo neanche di cosa si tratta) che avevo già visto tempo fa, gli altri erano del tutto inediti ai miei occhi. Ed è così che 10 minuti di pubblicità sono diventati per la prima volta in assoluto nella mia vita, una cosa interessante da vedere.

E' uno dei tanti vantaggi del non vedere più la tv. Sicuramente il più piccolo di essi.
Capita spesso che la gente mi dice "hai visto ieri..." oppure "come quello della pubblicità che dice..." oppure ancora "hai presente quello che fa..." e la mia risposta ogni volta è "no, non ce l'ho presente... non guardo la televisione". La maggior parte dei miei interlocutori assume un'espressione d'indifferenza, altri di incomprensione. Un po' come quella che assumono quando dico che sono agnostico, ma meno critica.

Il motivo per cui non guardo più la televisione, è molto semplice: non ho nulla da vedere.
Cominciai anni fa a lasciarmi solo le ore della seconda serata, i tg e gli approfondimenti culturali.
Poi una volta aver imparato a memoria le teorie dei cerchi nel grano, la costruzione delle piramidi, la leggenda dei cavalieri templari nonchè dell'avvento di Hitler al potere, argomenti proposti ciclicamente nelle già poche trasmissione culturali, mi sono tenuto tarda serata e tg. L'avvento di internet mi ha aiutato a passare le ultime ore della giornata in maniera più costruttiva di un "8mm" (mi sembra l'attuale RealLife se lo fanno ancora) piuttosto che di un "Porta a Porta". Così mi rimanevano i tg. Poi un giorno ho deciso di smetterla di prendermi in giro, ed ho chiuso anche quell'ultima finestra sul mondo proveniente dal tubo catodico.

Ogni tanto mi imbatto per forza di cose su argomenti che riguardano la televisione, i siti ed i portali d'informazione trattano anche questo ovviamente. Così scopro dai titoli che esiste un Grande Fratello 8, che un tizio di cui ignoro l'identità ha lasciato una Fattoria, che Alessandro Sortino non veste più giacca e occhiali neri (è durato anche tanto, a mio avviso). Le cose invece interessanti che mi perdo in diretta le rivedo tranquillamente il giorno dopo su internet (alcuni interventi ad AnnoZero, le puntate di Report, alcuni servizi non censurati delle Iene, i monologhi di Crozza, qualche bel gol di campionato).

Oggi mi sono imbattuto in qualcosa di forte:
"In Tv il processo, lo pseudo processo o la mimesi del processo non si possono fare. L'informazione deve essere equilibrata, obiettiva e deve garantire il contraddittorio senza anticipare giudizi su questioni ancora subiudice. Non vuol dire porre limiti alla libertà di informazione. Ma l'informazione non può diventare gogna mediatica né spettacolarizzazione ispirata più all'amore per l'audience che all'amore per la verità ".

A parlare è il presidente dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni, Corrado Calabrò.
Per chi non lo sapesse, dichiarazione rilasciata all'indomani della puntata di AnnoZero del 31 Gennaio, in cui Santoro ha voluto mandare in onda uno stralcio del suo lungometraggio del 2005 "La mafia è bianca": in esso si parla dei presunti legami tra l'ex, bontà sua, presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro e Cosa Nostra.

Tralasciando il fatto che una sentenza ha già dimostrato tali legami e condannato l'imputato a 5 anni di reclusione (lasciamo stare i particolari...)
Tralasciando che l'accusato era stato invitato a partecipare alla trasmissione ma che, ahimè, per i molteplici impegni non ha avuto la possibilità di difendersi da tali accuse (?) in studio.
Tralasciando che quella è un'inchiesta giornalistica e che tra l'altro il dvd è in vendita edito da Rizzoli da più di due anni.
Tralasciando un bel po' di roba, da ex telespettatore mi sembra che questa dichiarazione sia arrivata un pochetto tardi sui tempi... Giusto un pochino.

Oh, per carità: che sia arrivata proprio all'indomani di un caso giudiziario che riguarda un politico, per di più legato a Cosa Nostra, è solo ed esclusivamente una coincidenza. Una coincidenza che però, francamente, mi fa girare davvero un po' le scatole.

Perchè ricordo la faccia dell'on. avv. Taormina quando sulle poltroncine di casa Vespa annunciava in diretta televisiva "nuovo prove inedite in difesa della Franzoni" che avrebbe portato il GIORNO DOPO in tribunale. E che poi sappiamo tutti com'è andata.
Perchè ricordo il viscido Bruno, padrone di quella casa, quando intervistava mamma Anna tirata a nuovo e che dai pori sudoripari di lui sgorgava eccitazione e bramosia di successo ed ascolti.
Perchè ricordo le intere puntate divenute quotidiane dell'antagonista Mentana che dall'altra parte riportava fatti e misfatti delle stragi di Erba, di Meredith e di chiunque avesse ammazzato chiunque, purchè ci fossero degli atti giudiziari da commentare o, peggio ancora, di dichiarazioni INEDITE.

Chiaro che quando c'è bisogno di distogliere l'attenzione sugli argomenti seri, l'indice lo si punta dall'altre parte, affinchè il popolo si distragga. Come si fa coi bimbi quando scoprono qualcosa che non avrebbero dovuto vedere. A me, che forse sono sempre stato un bimbo un po' diverso e pensieroso, la faccia di Taormina ha sempre fatto un po' impressione.
Però sento quasi di ringraziare il presidente Calabrò: se avesse parlato qualche anno fa, forse non mi sarei schifato nel vedere tutti quei processi fatti negli studi Rai e Mediaset e forse avrei continuato a vedere la televisione. E magari, fra qualche anno, a votare per decidere quale partecipante eliminare dalla casa del Grande Fratello 32.