giovedì 28 febbraio 2008

Perchè saremmo e saremo...

Ieri pensavo che avrei voluto dedicare un post al Festival, per sentirmi un po' più italiano.
(comincio già pesante...)

Avevo anche trovato, nel corso della giornata, gli elementi giusti per metaforeggiare come mi piace tanto fare, per parlare di Sanremo in quanto specchio della kermesse Italia. Finalmente avrei avuto il mezzo ideale per esprimere tutti i miei dissensi, le mie aspre critiche, le mie pessime opinioni sul concorso canoro, non limitandomi più a rimanere con un'espressione del viso tra lo schifato e il rassegnato davanti al televisore. Ogni anno.
Ah, perchè sia chiaro: io una sbirciata al Festival la do sempre, qualche volta lo guardo ancora. Strano, se si considera che musicalmente, anzi forse è meglio dire qualitativamente, è quanto di più lontano esista dal genere di musica che a me piace ascoltare. Ma io con Sanremo ci sono cresciuto. Io registravo le canzoni da Radio1 su cassetta per poi riascoltarmele nei giorni seguenti, togliendo quelle che non mi piacevano. E le esibizioni live che consideravo particolarmente riuscite o particolarmente "storiche" me le conservavo con cura. Ed io andavo a letto a notta inoltrata per seguire i dopofestival, fregandomene di avere la sveglia pronta a risuonare all'alba per andare a scuola, per sentire i cantanti raccontare i loro brani, rispondere alle critiche, riaccennare pezzi di canzoni senza la pressione dell'Ariston. E ne parlavo con mia mamma, e ci si scambiava le opinioni sui testi, sulle musiche, sulle interpretazioni. E si scommetteva sui vincitori, sui premi delle giurie. E azzeccavo sempre il premio della critica, perchè era sempre il brano che a me piaceva di più. E si vedeva il giorno dopo Domenica In, con la puntatona speciale dallo stesso teatro e con gli stessi cantanti in versione informale. E si rideva con quelli che già cantavano in playback, e lo facevano già male.

Quindi per me Sanremo è tradizione, è come la festa di paese: ormai non vado più a passeggiare nella piazza colma di bancarelle ed andirivieni, a comprare nucedde e lupini e fermarmi ad ascoltare il tizio che vende i piatti col microfono appeso al collo: ma quando con la macchina passo (passavo) dal fondo della piazza... rallento, allungo il collo. Quasi a voler ritrovare me ragazzino in mezzo a quella gente.

Io, quindi, al Festival di Sanremo sono affezionato per davvero. E mi prendo per questo tutto il diritto di criticare ciò che lo ha reso obsoleto, noioso e falso. Ed ero già lì a pensare a quali aspetti attaccare per primi, su quali potevo affondare il colpo, su quali ancora dovevo chiudere un occhio.
Poi torno a casa e su internet leggo la dichiarazione di Baudo:

"Scazzottiamoci, prendiamoci a sputi in faccia, così fottiamo il pubblico, lo imbarbariamo e avremo un'Italia di merda".
"E' lo scandalo che fa l'evento"

OHHHH!!! Finalmente!
Qualcuno che vale davvero, che ha un peso televisivo e che riesce a rendersi conto di una grande verità, di un concetto che da anni sostengo e mi sforzo di far capire ai miei interlocutori: la televisione italiana, QUESTA televisione italiana, col suo penetrante potere comunicativo sta distruggendo il valore di questo popolo e di conseguenza di questa nazione. Come dice Giorgio Bocca (citato dallo stesso Baudo): "abbiamo inventato l'italiano medio per giustificare le nostre mediocrità."
Dopo qualche secondo di eccitazione, mi accorgo però del grande paradosso. Le ha dette il Pippo nazionale quelle parole...? Le ha dette lui...? E con quale faccia?!

Tralascio volontariamente tutto il resto dell'assurdo che si può trovare in televisione a qualsiasi ora del giorno e focalizzo l'attenzione solo ed esclusivamente su questa kermesse televisiva.

Perchè questo è diventato tritemente il Festival da molti anni ormai: una trasmissione. Nulla di più. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che il momento più atteso di tutta la gara è quello del mattino dopo la prima serata, quando escono i dati Auditel. Ed in base a questo divino segnale tutto può cambiare: si rivoluzionano scalette, si accorciano gli interventi, si spostano gli ospiti, si eliminano i ritornelli o le seconde strofe. Tutto in nome degli ascolti. E lo stesso Baudo, scuro in volto, si affida addirittura alla sua fede dichiarando martedì mattina:

"...dopo vado in Chiesa... sperando in un'inversione di tendenza..."

Baudo non mi è mai stato simpatico, ma non lo detesto. Lo guardo e basta. Ma in questo caso lo considero semplicemente uno dei maggiori responsabili del deterioramento qualitativo del concorso sonoro più importante d'Italia. Dopotutto ha condotto lui la maggior parte delle edizioni recenti, ma soprattutto ha diretto la parte artistica di quella che è diventata la più insensata trasmissione italiana dopo Miss Italia. E' riuscito, lui insieme ad altri, a rendere il festival di Sanremo falso, banale, scontato, ridicolo, televisivo, noioso, monotono e mediocre. E' colpa anche sua se la MUSICA è diventata meno importante della scelta delle vallette, della scenografia, delle scene comiche, degli ospiti internazionali, se è passata da protagonista a semplice intermezzo tra stronzate. E potrebbe anche essere colpa sua se la qualità dei brani in gara è di un livello imbarazzante (non si sa quasi mai chi viene eliminato nelle selezioni). E soprattutto è proprio lui ad essere in malafede nella questione Bertè, perchè ha ammesso di sapere che il brano era stato adattato ad una struttura musicale già esistente. E fu proprio lui a farla ancora più grossa, quando diventa protagonista di una pagliacciata in diretta nazionale, fingendo di convincere il povero Pino Pagano, nel Sanremo del 1996, a non buttarsi dalla galleria dell'Ariston, salvo essere tradito qualche giorno dopo dallo stesso Pagano (che evidentemente incassa furbescamente due volte) ai microfoni di Striscia la Notizia a cui svela la combine.

Troppo facile. Troppo facile e vergognoso e umiliante guardarsi intorno, come fa Del Noce (lui si che lo detesto), dichiarando di aver perso punti perchè Chi l'ha visto? parlava di un caso nazionale (?!) o perchè Grande Fratello escogita un modo per strappare ascoltatori.

Il Festival di Sanremo è superato. Superata la sua musica, il suo regolamento, la sua struttura, le sue scenografie, le orribili grafiche. Superata quanto chi pensa che Sanremo è ancora seguito e conosciuto nel mondo come ai tempi d'oro.
La musica italiana non è quella. Quella è solo la parte commerciale, svenduta, mediocre.
Basta vedere una puntata del Dopofestival per accorgersi, se non si è bravi di proprio a farlo, di quanto bassa sia la qualità delle canzoni in gara. Dove gli Elio e le Storie tese dopo aver ridicolizzato un testo o un'interpretazione di un artista riescono a reinventare i brani in maniera sarcastica accrescendone involontariamente anche il valore! (colgo l'occasione per fare il mio inchino al loro genio).

Io qualche idea per cercare di far rinascere questa manifestazione ce l'ho da diversi anni ed è la prima volta che la rendo pubblica. Basterebbero, secondo me, pochi passi:

1) allontanamento dalla televisione per almeno 5 anni con dirette solo ed esclusivamente via radio;
2) direzione artistica affidata a gente di valore (con tutto il rispetto, Baudo non può avere le competenze necessarie in materia) e soprattutto musicalmente più giovani di Tony Renis... Qualche nome? I primi che mi vengono in mente: De Piscopo, Pagani, Lindo Ferretti...
3) ringiovanimento dei conduttori, con facce nuove, fresche e preparate quali posso essere deejay o veejay di importanza nazionale e non;
4) eliminazione totale delle giurie popolari (ed ovviamente anche dello squallido voto da casa) con l'inserimento di una sola giuria di esperti, composta da almeno 30 membri, tra critici musicali, giornalisti del settore (veri! non quelli di TV, Sorrisi e Canzoni!), musicisti professionisti;
5) taglio quasi radicale di tutto ciò che non riguarda la gara sonora (balletti, squallidi sketch recitati male, ospiti stranieri e superospiti italiani);
6) presentazione accurata e tecnica dei brani (tempi, arrangiamenti, autori, etc.)
7) utilizzo della rispettabilisisma orchestra solo in casi davvero necessari;
8) riduzione dei tempi di messa in onda;
9) blocco unico dei cantanti in gara Campioni-Giovani;
10) coraggio di non piegarsi al volere delle case discografiche anche a costo di perdere la puntata speciale di metà settimana, dove gli artisti reinterpretano a piacere i loro brani con l'aiuto di altri artisti, talvolta neanche voluti da loro.

E ne avrei anche un'undicesimo, forse altrettanto importante: rinfoltimento floristico del palco, come ai vecchi tempi! Perchè Sanremo è Sanremo, e Sanremo è la città dei fiori.

Ed io ci sono pure stato, avevo 7anni: e posso confermare.

p.s.: Azzardo la previsione per il premio della critica: Tricarico o Eugenio Bennato. Possibile Max Gazzè come terzo incomodo.

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