lunedì 24 marzo 2008

Fra quattro assi e dieci chiodi

"I testi delle canzoni, se proprio vanno letti, vanno letti con lo spirito con cui ci si avvicina a una sceneggiatura cinematografica: non sono il prodotto finito. Sono una specie di fotografia in bianco e nero di un quadro impressionista... Il quadro lo si può apprezzare veramente solo dall'originale, solo così ci si può rendere conto veramente di quant'è grande, dell'impasto dei colori, dello spessore delle pennellate, di come risponde alla luce...così appunto la canzone. Il quadro bisogna per lo meno vederlo in un'ottima fotografia a colori che tradisca l'originale il meno possibile...così appunto la canzone!"

Questa è la premessa ai testi delle canzoni riportati sul suo sito personale. Inutile dire che concordo a pieno.

Chi la scrive è Alessio Lega, cantautore leccese sconosciuto ai più, classe '74.
Gran botta emotiva appena lo ascoltai la prima volta. Voce importante, profonda, matura; musiche da Italian Classic riflessa nel terzo millennio; testi che ricordano l'eleganza di De Gregori, la poetica di Fossati, la crudezza di De Andrè.
E fu "Straniero" la canzone dell'impatto, quella di cui riporto il testo quì sotto.
E quella prima volta pensai: arriverà un giorno in cui mi ci ritroverò dentro.

Ci siamo.


E da una riva a un’altra riva percorsi questo mare
Quando arrivai all’attracco e scesi a questo nuovo porto
E trascinavo la mia vita, chissà per arrivare
Chissà per ritornare o non sentirmi ancora morto…
Sono venuto a sta città
Come straniero che non sa
Come un insulto al cielo nero
In questa pioggia ostile
Lo stile fosco dell’età
E la pietà per questa gente
In tutto questo niente, il vento
Che batte il mio sentiero
E me ne andrò, io mi dicevo
Di notte, come uno straniero
Andrò davvero io non devo
Niente a nessuno andrò leggero via.
Da marciapiede a marciapiede poi si disperde il sogno
Bisogna pur cedere al fondo un’ancora d’appiglio
Però io veglio inquieto ancora e traccio in questo stagno
Punto di fuga che non sia famiglia, moglie o figlio mio
E così vivo in sta città
Come straniero che non parla
La lingua della società- Il tarlo nella perla –
Sono straniero alla mia via
Mi sento ignoto anche agli specchi
Ai vecchi amici, a casa mia
A ciò che mangii o tocchi
Ho fiori secchi sul balcone
E la pensione per traguardo
Alzo lo sguardo a ogni stazione
Già certo del ritardo mio
Da vita a morte è solo gioco di grottesca assenza
Di sete d’aria fresca e nuova e fame di vacanza
Perciò ogni tanto cerco attorno chi dallo sguardo fa sfuggire
Sul piombo grigio d’ogni giorno la voglia di partire
Siamo stranieri a sta città
Siamo stranieri a questa terra
A quest’infame e dura guerra
Alla viltà e al letargo
Prendiamo il largo verso altrove
Dove non seppellisci i sogni
Dove non inghiottisci odio
E arrivi a odiare i tuoi bisogni…
O morte vecchio capitano
Salpiamo l’ancora, su andiamo
Inferno o cielo cosa importa
Da questa vita morta
Come straniero partirò
Senza più niente da sperare
Fra quattro assi e dieci chiodi
Vedi c’è odor di mare… e ciao


p.s.: Per chi volesse scaricare gratuitamente il suo album "Resistenza e Amore", lavoro svliuppato in collaborazione con i Mariposa, lo può fare cliccando il seguente link: http://www.alessiolega.it/scarica.php

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