domenica 27 luglio 2008

Fermarsi al rosso

Tante volte, guardando un telegiornale, leggendo un quotidiano o un libro, discutendo con gli amici e chissà in quante altre occasioni, viene fuori la domanda che sicuramente rientrerà tra le prime cinque questioni, in assoluto, che il cittadino italiano, attento e mediamente istruito, si pone dalla nascita della Repubblica ad oggi: "quale potrebbe essere la soluzione?"
Domanda generale, perchè di soluzioni al nostro splendido Paese ne sono sempre servite tante e trovate molto poche. Semmai aumentano i problemi da risolvere. E la cosa non può sucitare scalpore, dopotutto stiamo parlando di un Paese che ha raggiunto la sua configurazione attuale in maniera molto rocambolesca e che si è ritrovato ad affrontare una guerra mondiale solo cinquant'anni dopo. Forse non ha semplicemente avuto il tempo di fare le cose con calma.
La soluzione, spessisissimo, si è cercata e si cerca tutt'oggi alla situazione politica.
Non credo di inciampare nel populismo (di questi tempi bisogna stare attenti) se affermo che il malcontento nei confronti dei sistemi che regolano la politica italiana sia sempre in forte crescita, come il debito pubblico. E quale potrebbe essere la soluzione a tutto questo?
Una parte degli italiani pare non essere interessata.
Un'altra parte non lo è per davvero.
Un'altra non vede dov'è il problema.
Un'altra (molto grande) pensa che la soluzione sia dentro la testa di un uomo (molto piccolo).
Un'altra non sa o non conosce.
Un'altra crede che forse la soluzione non si potrà mai trovare, perchè "noi italiani siamo fatti così".
Un'altra fa finta di battersi per cercarla.
Un'altra, cocciuta, si batte per davvero.
Io ovviamente non posso sapere quale potrebbe essere questa soluzione, questa svolta, questa trasformazione. Diventerei un po' banale se dicessi che il problema è di più ampio raggio e riguarda la cultura, la mentalità, la maturità di questo popolo: solo quando riusciremo a capire che per fare politica non devi necessariamente essere un po' corrotto e che governare una Nazione, o una Regione o un paesello di 300 anime non significa "comandare" ma piuttosto amministrare, rappresentare il volere della maggioranza degli elettori, gestire la cosa pubblica, prendere decisioni responsabili. E non sto quì a dirvi quali sono, secondo me, le possibili strade da prendere per iniziare un (difficile) percorso di trasformazione culturale.In ogni caso, si tratterebbe di un progetto a lughissima distanza.

Oggi, in questo momento, cosa si potrebbe allora fare?
La situazione reale politica italiana è sotto gli occhi di tutti (va bene, non proprio di tutti). Qualcuno potrebbe farmi notare che il mio discorso pecca di faziosità, ma in tal caso lo inviterei a riflettere. In questo momento c'è un uomo che governa questo Paese, un solo uomo. Chi dovrebbe camminare al suo fianco, lavorando assieme per il bene comune, si trova in realtà alle sue spalle, rese ancora più larghe dal doppiopetto blu, e lo segue in tutte le sue scelte. In fondo, non ci sarebbe nulla di male in tutto questo: Berlusconi è un personaggio dotato di straordinario carisma, un vero leader. Forse a volte dovrebbe, da vero buon leader, mettersi un po' in discussione o forse non è colpa sua se tra chi lo segue nessuno è in grado di opporsi a qualche suo pensiero.

Di fronte a cotanta bravura e audacia politica, chi c'è? Nessuno. O meglio, una massa non ben definita, unita solo dalla convinzione che il leader della maggioranza rappresenti il male assoluto. Fin troppo facile, quindi, immaginare che un Cavaliere con quella corazza e quella spada avrà sempre vita facile se sulla sua strada si troverà ad affrontare solo gruppetti di teppistelli di villaggi. Ed è facile immaginare che le uniche e vere manifestazione di disappunto possono essere manipolate a suo vantaggio da quell'uomo così scaltro, che fa accuse di populismo ma che grazie al populismo campa politicamente da 14 anni. Una prima soluzione al complesso scenario politico nazionale, un tentativo, un punto di partenza, quindi, sembrerebbe essere la creazione, o la promozione, di un Antagonista: un sol uomo capace di tenere seriamente testa a Berlusconi grazie a delle "armi" diverse ma altrettanto potenti.
Quali dovrebbero essere le caratteristiche di questo nuovo Eroe? (o AntiEroe, a seconda delle vostre preferenze). Probabilmente potrebbero riassumersi in cinque soli punti.

1. Dev'essere NUOVO.
Per gli italiani deve rappresentare la novità. Si badi bene: non troppo nuovo da essere inesperto, ma sufficientemente da non essere facilmente riconoscibile (o riconducibile a fatti, eventi o cariche politiche ricoperte in passato) dalla maggior parte della popolazione.
2. Dev'essere DIVERSO.
Quando Berlusconi scese in campo nell'ormai lontano '94, uno dei fattori che contribuì al suo successo fu l'immagine di una persona nuova, lontana dallo stereotipo del politico medio-alto. Erano anni in cui la gente aveva ancora negli occhi l'amico Craxi preso a monetine in testa a Roma all'uscita dell'albergo, c'era un clima di sfiducia molto alto nei confronti della clase politica. In tutto questo lui rappresetava la novità: un imprenditore tra i migliori in circolazione, e non un politico puro, che voleva gestire l'Italia come un'azienda. Introdusse il linguaggio semplice, pur se ricercato, abbandonando il politichese, cominciò a spettacolarizzare le campagne elettorali in stile statunitense, buttava in campo quando serviva alcuni elementi della sua vita privata, quelli che facevano breccia nel cuore dell'italo-sentimentale. Se ci riflettete tutto questo lo ancora oggi.
3. Dev'essere CARISMATICO.
Non si parla del carisma fiacco del Professore o di quello finto american style di Veltroni. Si tratta di quel carisma puro riconosciuto da tutti, rispettato dagli avversari, che permette di essere indiscusso e insostituibile leader e trascinatore.
4. Dev'essere COMUNICATIVO.
Inutile dire che questa è la vera grande forza dell'attuale Premier. L'uomo di cui abbiamo bisogno deve riuscire ad oltrepassare lo schermo della tv, deve colpire gli occhi di chi guarda una sua foto, deve imprimere la sua voce ferma e decisa nella mente dei potenziali elettori, deve esprimere concetti chiari e forti in maniera semplice e diretta
5. Dev'essere PULITO.
Questo dovrebbe essere l'unica grande differenza con Berlusconi: dev'essere una persona che non ha bisogno di leggi per la sua immunità per governare con serenità, che non passa i sabati con i suoi avvocati perchè deve difendersi in mille processi, che magari ha anche un passato di grande orgoglio e valore sociale.

In tempi non sospetti, secondo il mio umilissimo parere, avevo già ritrovato questi elementi nella figura di una ben nota personalità politica attuale: il Governatore della Puglia, Nichi Vendola.
E subito ne elenco le motivazioni.
1. E' NUOVO.
Vendola non è certamente un volto nuovo della politica italiana ma, anzi, nonostante la giovane età è da molti anni un militante attivissimo, importante ma "nascosto". Non tutti sanno, ad esempio, che Rifondazione Comunista l'ha creata anche lui. Grandissima esperienza, quindi. Ma non è così noto da poter essere riconosciuto dalla vecchietta di Castagnole delle Lanze o dal ragazzino di Vigonza. Per molti risulterà un viso "forse già visto", ma non ripetuto. In sostanza, non nauseante come i baffi di D'Alema.
2. E' DIVERSO.
E questo, ironia della sorte, è il punto più importante e significativo. Vendola è omosessuale dichiarato. Agli inizi della sua carriera questa cosa destava un po' scandalo, ma ora ormai più nessuno ci pensa. Neanche nella conservatrice Puglia, la stessa che l'ha visto vincere le primarie e le regionali contro il favoritissimo Fitto, attuale ministro della non so cosa e del lecchinaggio. Come se non bastasse, porta da sempre un orecchino all'orecchio sinistro, di sicuro non un oggetto diffuso tra gli uomini politici italiani, ma un elemento tanto piccolo e semplice quanto gigantesco esempio di diversità. Ma non finisce quì: Nichi (come ama farsi chiamare) è profondamente cattolico. La sua grande fede, le sue numerosissime partecipazioni alle manifestazioni religiose più significative, son ben note ai vertici della Chiesa e non sono mai state motivo di contrasto. Pensateci: un comunista cattolico. Qualcuno potrebbe vederci una contraddizione forte, una condizione impossibile, altri solo una lettura diversa e moderna dei due concetti accoppiati.
3. E' CARISMATICO.
Vince nel 2005 le primarie in Puglia contro il favorito Boccia e supera, seppur di un soffio, il Governatore uscente alle regionali dello stesso anno. Nessuno, in Puglia, ci avrebbe scommesso un centesimo: diventa il primo Presidente comunista della storia della mia Regione. E' scrittore di poesie: una sua raccolta è stata premiata da una giuria di cui faceva parte Marcello Veneziani, filosofo ed intellettuale missino.
4. E' COMUNICATIVO
Non avevo mai visto Vendola dal vivo prima di qualche anno fa. E politicamente non lo conoscevo benissimo. Poi una sera, alla vigilia delle elezioni provinciali nel mio paese, si presentò sul palchetto di Piazza Castello e cominciò a parlare. Non voglio esagerare, ma molta gente rimase di stucco. E a fine comizio batteva la mani soddisfatta e contenta di aver potuto assistere ad un'esposizione eccellente di idee, anche se non condivise. Tutto questo grazie ad una dialettica elegante, semplice, mai noiosa. Forse qualcuno se lo ricorderà sul palco del Parioli, quando Costanzo lo chiamava spesso per discutere di temi sociali complessi, quando ancora era solo un soldato semplice della politica. Bellissima, semplice e potente la serie di manifesti creati per la campagna elettorale delle elezioni regionali; ed anche gli spot passati in tv, tra i quali questo, il mio preferito.
5. E' PULITO.
Negli anni in cui è stato parlamentare ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Commissione Antimafia. Voi direte: anche Del Turco è stato presidente della stessa Commissione ed ora si trova dietro le sbarre per tangenti e robacce varie. La differenze è che Vendola nel '93 è stata anche sotto scorta. Se si considera che lo Stato non è molto generoso nell'offrire tale sevizio, è facile immaginare che la lotta alle mafie del sud probabilmente era reale come reale era diventato il suo pericolo.

Ieri si è chiuso il congresso di Rifondazione. A Vendola questa volta il miracolo non è riuscito: 4 mozioni si sono alleate contro di lui, battendolo per soli 15 voti. Ha vinto Ferrero, l'ex ministro di Prodi che ora rinnega la collaborazione col centrosinistra.
Ha vinto democraticamente chi vuole rimanere ancorato a sinistra, chi ancora alza fieramente e malinconicamente il pugno chiuso, chi vuole la falce ed il martello nel proprio simbolo, chi non vuole alleanze moderate, chi pensa che "opposizione sempre, governare mai". E come se non bastasse, partito disgregato, un imbarazzante 2% nazionale che "riparte" diviso.

Si critica tanto il conservatorismo della Chiesa Cattolica che farebbe da enorme freno all'ammodernamento del nostro Paese. Si critica la xenofobia e la volgare arretratezza delle destre.
Un giorno, chissà, forse saremo pronti per entrare nel terzo millennio.

Io, intanto, non cambio idea.

1 commento:

SdR ha detto...

Soluzione... a cosa?
:-P